Scorrere la storia dei finali iridati è come attraversare un romanzo epico. Ci sono pagine leggendarie, come il gesto cavalleresco di Collins nel 1956, che consegnò la propria Ferrari a Fangio spalancandogli le porte del quarto titolo. C’è l’eroismo fisico di Jack Brabham, che nel 1959 spinse la sua Cooper verso il traguardo a Sebring, esausto ma campione. Ci sono i drammi del Messico, nel ’64 e nel ’67, dove Surtees e Hulme scolpirono il proprio nome nel libro d’oro, e le tempeste di Suzuka, capaci di consacrare campioni (Hakkinen nel ’98, Hamilton nel 2008) o frantumare sogni (Villeneuve nel ’96, Irvine nel ’99). Ci sono le rivalità scolpite nel mito: Hunt-Lauda nel diluvio del Fuji 1976, Prost-Lauda nell’Estoril dell’84, Rosberg-Hamilton nel ring di Abu Dhabi 2016. E poi ci sono gli episodi che fanno ancora discutere: Schumacher-Hill nel ’94, Schumacher-Villeneuve nel ’97, Hamilton-Verstappen nel 2021.
La storia, insomma, ci insegna una cosa: quando tutto si decide all’ultima gara, non è mai solo una corsa. È un giudizio universale.
Ed eccoci a oggi. 2025. Abu Dhabi. Lusso, luci, tensione. Una pista che negli ultimi vent’anni ha scritto finali amari, trionfanti, incredibili. Max Verstappen ha piazzato la sua firma con una pole autorevole, una zampata da quattro volte campione del mondo che sa di avvertimento: lui c’è, e lotterà all’ultimo respiro. Alla sua destra scatterà il leader del Mondiale, Lando Norris, l’uomo che ha trasformato quest’annata in un’opera di maturità tecnica e nervosa. Per lui, basterebbe un podio per coronare un sogno atteso da una generazione intera di tifosi. Alle loro spalle Oscar Piastri, il terzo incomodo, freddo come il granito, capace di tenere vivo il sogno iridato nonostante i 16 punti di distacco.
La McLaren, rinata come una fenice, piazza due dei suoi in lotta per il titolo. La Red Bull, ferita ma mai domata, punta tutto sulla sua stella. La Mercedes, ormai fuori dalla contesa, potrebbe diventare ago della bilancia con Russell. La Ferrari, quinta con Leclerc, ha salvato il salvabile in qualifica, ma non sembra destinata a recitare un ruolo decisivo nella volata mondiale.
Domani non conteranno più i calcoli, le statistiche, le simulazioni. Contano le partenze. Contano le strategie. Conta la freddezza. Conta, come sempre, la capacità di trasformare la pressione in velocità.
Tre piloti, tre storie, un solo trofeo. Norris, il talento gentile che ha imparato a essere spietato. Verstappen, il cannibale che vuole dimostrare che la sua era non è finita. Piastri, il giovane di ghiaccio pronto a prendersi tutto in un colpo solo.
Che cosa ci attende? La storia della Formula 1 ha già scritto il copione: tutto può accadere. E quasi sempre, accade davvero.
Domani, alle 14, Yas Marina sarà ancora una volta il teatro dove il destino sceglierà il suo campione.
E noi, come sempre, ci faremo travolgere. Perché la Formula 1, quando arriva alla fine, è ancora la più grande storia sportiva mai raccontata.
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