Addio effetto suolo e via all’aerodinamica attiva: il 2026 ridisegna vetture, motori e gerarchie della Formula 1
Il successo iridato di Lando Norris ad Abu Dhabi non è stato soltanto la celebrazione di un nuovo campione del mondo: è stato il punto fermo che chiude un ciclo e introduce la più profonda rivoluzione regolamentare della Formula 1 contemporanea. Il 2026 sarà ricordato come l’anno zero di un nuovo paradigma tecnico e sportivo, un terremoto annunciato che, come ricordato da la Repubblica, rappresenta «uno dei cambiamenti più importanti della storia dello sport, più dell’ibrido introdotto nel 2014».
Fine dell'effetto suolo: nasce la F1 compatta e attiva
Le monoposto del futuro saranno più piccole, leggere, flessibili. Il regolamento ridurrà il passo di 200 mm, la larghezza di 100 mm e il peso di circa 30 kg, ma è l’aerodinamica a segnare il vero spartiacque.
Il DRS, introdotto nel 2011 come strumento per facilitare i sorpassi, scomparirà. Al suo posto arriverà un sistema di aerodinamica attiva con entrambe le ali mobili. Come anticipato da Sport e Finanza, le vetture disporranno di due configurazioni: X/Z Mode, per la gestione combinata delle due ali; Override, una modalità inedita che rilascerà potenza elettrica aggiuntiva.
Una rivoluzione concettuale che cambierà non solo il modo di generare carico, ma soprattutto il comportamento in scia, con l’obiettivo dichiarato di riportare al centro il duello ruota a ruota.
Power unit 50%-50%: la seconda rivoluzione dell’ibrido
Se la forma delle vetture sarà nuova, il cuore lo sarà ancora di più. Le power unit reintroducono una simmetria tra anima termica ed elettrica: 50% a combustione, 50% elettrico. La potenza elettrica salirà dagli attuali 120 kW a 350 kW, mentre scompare l’MGU-H, elemento complesso e costoso. A completare il quadro, l’adozione di carburanti 100% sostenibili, tassello essenziale della transizione ecologica della Formula 1.
Mercedes torna a fare paura
Il paddock ha fiutato qualcosa. «I rivali credono che il nuovo motore metta la Mercedes mezzo passo avanti in vista della pre-stagione», riportano fonti vicine ai team. Dopo aver dominato l’inizio dell’era ibrida nel 2014, il costruttore di Stoccarda sembra pronto al rilancio: non solo per la squadra ufficiale, ma anche per i suoi clienti McLaren, Williams e Alpine.
La line-up Russell–Antonelli è forse la più intrigante del lotto: il giovane italiano, già tre volte sul podio nel suo anno di apprendistato, si prepara a condividere il box con un Russell reduce dalla miglior stagione della sua carriera.
McLaren in pole nella rivoluzione
Proprio grazie al potenziale della nuova power unit Mercedes, la McLaren parte con il favore dei pronostici dopo due titoli Costruttori consecutivi. La Repubblica ricorda come il team di Andrea Stella goda non solo dei meriti tecnici, ma di una «cultura di squadra, con regole chiare: si lavora uniti, piloti liberi di lottare».
Con un Norris campione del mondo e un Piastri ventiquattrenne sempre più maturo, il team papaya sembra aver costruito un equilibrio raro: competitività tecnica, serenità interna e fiducia nel futuro.
Red Bull, fine di un’era
A Milton Keynes il vento è cambiato. Il progetto del motore sviluppato in casa con Ford — nato come manifestazione di indipendenza tecnica — oggi sembra più un salto nel buio che un atto di lungimiranza. L’addio di Adrian Newey, approdato all’Aston Martin, ha generato una ferita profonda: quando se ne va un architetto di quel calibro, non sparisce solo un ingegnere, ma un intero linguaggio progettuale.
E i contraccolpi non si fermano. Come evidenziato da la Repubblica, «resta incerta la posizione del superconsulente Helmut Marko, 82 anni, e del race engineer di Verstappen, Gianpiero Lambiase». Il primo, cardine della filosofia Red Bull, sarebbe ormai ai ferri corti con i vertici; il secondo dovrebbe restare, ma in un ruolo meno vicino al tre volte campione del mondo.
Una Red Bull senza Marko, senza Newey e con un motore ancora embrionale è una Red Bull che affronta la più grande incognita della sua storia recente.
Verstappen guarda altrove
Max Verstappen ha perso il titolo 2025 per due punti, ma la vera scossa è arrivata dopo. L’olandese ha ribadito che resterà «finché il progetto sarà all’altezza delle sue ambizioni». Tradotto: nessuna fedeltà incondizionata.
Nel 2026 sarà affiancato dal giovane Isack Hadjar, talento purissimo ma inevitabilmente da crescere. Un binomio che non contribuisce a dissipare i dubbi del campione.
E intanto l’unico debuttante dell’anno sarà Arvid Lindblad, destinato a Racing Bulls: un investimento sul domani mentre il presente della casa madre scricchiola.
Ferrari: occasione decisiva
Se Red Bull trema, Maranello non respira aria migliore. Il 2025 è stato un incubo sportivo: zero vittorie, sette podi — tutti di Leclerc — e 435 punti di distacco dai campioni del mondo. Una ricaduta pesantissima dopo il promettente 2024.
Lewis Hamilton, arrivato come catalizzatore di ambizione, ha trovato solo una vittoria nella sprint in Cina. A 41 anni da compiere, il finale di carriera è più vicino che mai.
E poi c’è Leclerc: ottava stagione in rosso, un contratto in bilico, pazienza al limite. Il rischio è di vederlo aggiungersi alla lunga lista di campioni logorati da un progetto incapace di convertirsi in vittorie. L’ultimo titolo Costruttori risale al 2008, quello Piloti al 2007: non è più una statistica, è la fotografia di una generazione di talenti mai davvero compiuti.
I nuovi protagonisti del 2026
Il mondiale si espande: 22 vetture in griglia, con l’ingresso della nuova Cadillac sostenuta da General Motors. Una formazione di grande esperienza, con Valtteri Bottas e Sergio Pérez, che insieme sommano 16 vittorie e 527 GP.
L’Audi, evoluzione del team Sauber, punta a diventare la sorpresa del centro gruppo: affianca l’esperienza di Nico Hülkenberg alla velocità del giovane Gabriel Bortoleto.
Infine l’Aston Martin, che con il binomio Honda–Newey tenta un ultimo, romantico assalto alla vittoria per un pilota che non smette mai di stupire: Fernando Alonso, 44 anni, a caccia di un successo che gli manca da tredici stagioni.
Conclusione: un salto nel futuro
Il 2026 non sarà un semplice cambio regolamentare, ma un reset totale della Formula 1. Una sfida per ingegneri, piloti, team principal. Una rivoluzione che potrebbe rimescolare la griglia come non accadeva da più di dieci anni, aprendo le porte a nuovi equilibri, nuovi idoli, nuove storie.
Una cosa è certa: la F1 sta per cambiare pelle. E quando si spegneranno i semafori della nuova era, nulla sarà più come prima.
Foto: fonte sito web FIA
