TUTTO CAMBIA
Ne sono passate di stagioni, da quando nel 1950 fu istituito il campionato mondiale di Formula 1 piloti, e con esse scuderie, tecnici, piloti, glorie e sconfitte.
VIDEO
Lo scopo della partecipazione alla competizione, la più
importante dell’epoca, fu testare il nuovo impianto frenante dotato di freni a
disco, per un probabile impiego su larga scala, nel caso in cui avesse dato i
risultati previsti.![]() |
La postazione 17, circa a metà tracciato, coincide con la "esse del muraglione", un tratto di strada da percorrere in terza o quarta marcia a seconda del tipo di vettura, e forse anche dell'abilità del pilota, con parzializzazione dell'acceleratore.
Tutta la giornata dedicata alle prove, trascorre tranquilla senza alcun problema, solo un piccolo incidente fra le storiche, che vede coinvolta una Lotus Europa 1600, in uscita dalla esse in sovrasterzo, picchia contro il guard rail distruggendo tutto l'avantreno e parte del posteriore poichè rimbalza contro il muro che da il nome alla "esse".
Un crash dalla dinamica spaventosa.
L' impatto contro il masso di circa un metro cubo, sul lato destro della macchina ha fatto temere subito il peggio per il navigatore, l'auto che fa perno contro quel masso, si proietta in aria compiendo un angolo giro, sbatte contro la parete di contenimento della montagna, sul lato opposto, continua la sua "corsa" in aria picchiando contro gli alberi che per fortuna la fanno rimbalzare al suolo, un boato esplosivo, per ricappottarsi a metà tornante in piena traiettoria.
Eh già!, Enzo Ferrari, un uomo, un mito, conosciuto in tutto il mondo, per aver dato il nome, e, quindi aver creato quelle magnifiche automobili che tutti i giorni sfrecciano sulle strade di tutto il mondo.
Un grande progetto dell'architetto Jan Kaplicky, scomparso nel 2009, un immenso spazio espositivo, coperto da un cofano di automobile giallo, il colore di Modena, come si vede nella foto, dentro il quale sono esposte, come delle opere d'arte, su delle pedane rialzate rispetto al pavimento, le auto che hanno fatto la storia della FERRARI. STORIA DI UN PILOTA LEGGENDARIO
Nel cuore del secolo scorso, in un’Argentina segnata da una profonda crisi economica, la famiglia Fangio decise di scommettere sul futuro. Loreto Fangio e Herminia Deramo, animati da una tenacia incrollabile, emigrarono in Sud America alla ricerca di una vita migliore. Una determinazione che, pochi anni dopo, avrebbero trasmesso al loro figlio, Juan Manuel, destinato a diventare una delle più grandi icone della storia dell’automobilismo.
Juan Manuel Fangio nacque il 24 giugno 1911 a San José de Balcarce, nella provincia di Buenos Aires. La sua infanzia fu segnata dalla povertà, ma anche da una precoce consapevolezza del sacrificio. Ancora adolescente, si rimboccò le maniche, affrontando lavori duri nei campi per aiutare la famiglia. Quegli anni temprarono il suo fisico esile e forgiarono la resistenza mentale che più tardi avrebbe fatto la differenza in pista.
Il primo vero contatto con i motori arrivò in una piccola officina meccanica, dove iniziò come apprendista. Era l'inizio del suo viaggio verso l’Olimpo del motorsport. Le prime gare furono lunghi e duri raid su strade polverose e sconnesse, vere e proprie maratone su quattro ruote che esigevano forza, sangue freddo e spirito di sopravvivenza. Fangio imparò in fretta. A stupire, più che la sua velocità, era la sua costanza.
Il destino gli diede la prima
grande occasione nel 1947, durante il Gran Premio di Buenos Aires. Mentre i
grandi campioni europei si contendevano la gloria, Fangio fu invitato a
partecipare a una gara minore. Ma bastò poco perché il suo talento attirasse
l’attenzione. In quell’occasione conobbe Achille Varzi, uno dei mostri sacri
del tempo, che ne riconobbe subito il valore. Da lì, il passo verso l’Europa fu
naturale.
Nürburgring, 4 agosto 1957: l’impresa delle imprese
Quel giorno, sul leggendario circuito del Nürburgring, si correva la sesta prova del Campionato del Mondo. Ventidue chilometri di curve veloci, salite e discese senza sosta. Il circuito più difficile, la corsa più dura. Fangio, ormai 46enne, guidava la sua Maserati contro le Ferrari di Mike Hawthorn e Peter Collins. Dopo tredici giri in testa, una sosta ai box per cambiare gomme e rifornire lo costrinse a perdere oltre un minuto per un problema al fissaggio di una ruota. Rientrò terzo, distante 48 secondi dal duo di testa.
A quel punto, tutto sembrava perduto. Ma Fangio scrisse la storia. Giro dopo giro, girò più veloce dei tempi in qualifica. Recuperava dieci secondi al giro, in una danza magistrale tra i saliscendi del Nürburgring. A tre giri dalla fine superò Collins. Poco dopo, sorpassò anche Hawthorn. Tagliò il traguardo per primo, con pochi secondi di vantaggio, dopo una delle più grandi rimonte della storia dell’automobilismo.
Fu l’ultima vittoria della sua carriera in Formula 1. Ma quel giorno, sul tracciato tedesco, Juan Manuel Fangio non vinse soltanto una gara: entrò nella leggenda.
I 5 Mondiali di Fangio
Un dominio senza precedenti in Formula 1
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Anno |
Scuderia |
Vettura |
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1951 |
Alfetta 159 |
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1954 |
W196 |
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1955 |
Mercedes-Benz |
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1956 |
Ferrari |
D50 |
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1957 |
Maserati |
250F |
L'eredità del “Maestro”
A più di mezzo secolo di distanza, il nome di Fangio continua a incutere rispetto e ammirazione. Non solo per i numeri — cinque titoli mondiali, 24 vittorie in 52 Gran Premi disputati — ma per lo stile, la sobrietà, la sportività che lo hanno reso un punto di riferimento eterno. In un’epoca in cui l’automobilismo era ancora una sfida tra uomini prima che tra macchine, Fangio fu il migliore di tutti.
Il suo record di titoli resistette per 46 anni, fino all’era Schumacher. Ma per molti, il vero “Re della Formula 1” resta ancora lui: Juan Manuel Fangio, il Maestro.